martedì 13 marzo 2012

Ecco a voi una riflessione da una mia intervesta su "Persone & conoscenze" n. 76
La cultura dell’ascolto
In molti contesti aziendali si sta diffondendo una forte
cultura dell’ascolto e della condivisione. Questo stile di
direzione significa lavorare in gruppo e far comunicare i
vari attori aziendali, cercando di capire il punto di vista
degli altri.
Poiché le persone sono il nocciolo di un’azienda, questa
deve impegnarsi su vari fronti per valorizzarle e svilupparne
i talenti, vera forza propulsiva su cui puntare per
raggiungere e superare gli obiettivi e porre le basi per uno
sviluppo futuro. “Se i dipendenti non sono al posto giusto
nel momento giusto –afferma Amadio– l’azienda non
funziona al meglio: la persona collocata in un ruolo dove
non riesce a esprimere le sue capacità è sottoposta a stress,
perché non si sente soddisfatta, valorizzata e realizzata.
Da parte di tutti gli attori aziendali, e in primissimo luogo
da parte di dirigenti e manager, serve elasticità mentale,
ascolto, comunicazione e capacità di previsione. Molte
aziende vanno a gonfie vele anche in questo frangente
critico perché hanno intuito in anticipo la necessità di apportare
un determinato cambiamento e hanno anticipato
le trasformazioni economiche; le imprese che sono rimaste
fossilizzate, invece, ne hanno risentito”.
Dai periodi di crisi, intesi come cambiamento, si può cambiare il nostro modo di ascoltare le esigenze del mercato, delle aziende e dalla persone che ci lavorano.
Dobbiamo pensare che con la capacità di ascoltare l'altro ci permette di risolvere ogni conflitto e  predisposizione alle lotte interne.
La negoziazione parte dall'ascolto dell'altro e non dalla costruzione di muri che portano solo a dei meccanismi di difesa che possono portare a conseguenze amare.....
Riflettete

mercoledì 7 marzo 2012

Metodo maschera bianca

Metodo di formazione esperenziale che permette di comprendere come sia importante utilizzare tutti gli aspetti della comunicazione per gestire al meglio le nostre reazioni agli stimoli che arrivano dall'ambiente esterno. Questo medoto di formazione permette di gestire al meglio i conflitti che si possono verificare all'interno del team lavorativo, la gestione dello stress in situazioni di un repentino raggiungimento a breve termine delle scadenze prefissate. I temi trattati per effettuare queste esperienze sono i più vari, anche con un utilizzo di testi letterali e teatrali. 

martedì 7 settembre 2010

Capitale Umano

In molti convegni e per fortuna una buona percentuale di aziende parlano di benessere della risorsa umana non più considerata come un semplice numero a cui dover garantire una remunerazione, ma come una vera e propria risorsa per l'azienda.
Questo accade solo in aziende che sono orientate a dei principi che coinvolgono l'interesse a garantire il benessere di chi svolge il lavoro per nostro conto.
Molte altre aziende  con cui ho avuto contatti sono in difficoltà a credere che se io concedo del benessere alla mia risorsa vista come talento (p.s. io considero talento anche la persona che si trova al gradino più basso della scala gerarchica aziendale) e non solo come numero, posso raggiungere i miei obiettivi di fatturato e soprattutto mantengo alto il brand della azienda.
Addirittura pensate al modello Toyota che nel momento in cui si è trovata in crisi per difficoltà di stabilità delle sue auto è andata ad analizzare che cosa è avvenuto al suo interno e ha scoperto di aver perso di vista le forze interne date dalle PERSONE che spingevano verso al miglioramento/cambiamento e altre all'integrazione con nuove idee senza radere al suolo quello che già esisteva. (rif. Articolo "La crisi Toyota: non conviene trascurare l'anoma dell'impresa" su Sviluppo & Organnizzazione, Maggio/Giugno 2010).
Lascio a Voi le conclusioni su cosa pensate nel considerare la risorsa umana come tale e non come un semplice strumento meccanico che produce?

A Voi la parola...